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MedSalt, primo incontro organizzato a Palermo, presente anche l’UniPA

Nei fondali del Mar Mediterraneo si nasconde un ‘gigante’ salino, un enorme strato di salgemma, gesso e altri sali spesso alcuni chilometri e con un volume di oltre un milione di chilometri cubi. L’origine di queste rocce, il loro impatto sulla geografia del Mediterraneo, e le implicazioni per la pericolosità dell’ambiente sottomarino verranno ora studiate dalla rete europea MedSalt, coordinata dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste.

Il network MedSalt è finanziato dall’Associazione per la cooperazione europea nella scienza e tecnologia (Cost Association) e riunisce ricercatori di 26 Paesi che nei prossimi 4 anni studieranno questa struttura singolare, ha detto il coordinatore del progetto, Angelo Camerlenghi.

Le rocce del gigante salino si sono formate tra 6 e 5,5 milioni di anni fa, come conseguenza della chiusura temporanea dello scambio di acqua tra il mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico e la loro scoperta ha originato la teoria del disseccamento del Mediterraneo, secondo cui l’evaporazione in eccesso avrebbe generato un abbassamento del livello del mare di almeno 1.500 metri, trasformandolo in una gigantesca salina naturale. La riapertura dello stretto di Gibilterra avrebbe poi causato una catastrofica inondazione e il ritorno del Mediterraneo alle condizioni normali.

Prima tappa del progetto MedSalt è l’incontro organizzato in ottobre a Palermo dall’Ogs, con l’Università di Palermo e l’Università Pierre et Marie Curie di Parigi. Durante il simposio verranno presentati dati scientifici e un progetto di perforazione profonda del bacino Mediterraneo con il progetto internazionale IODP (International Ocean Discovery Program). (Ansa)

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