Secondo il bando i 34 posti da professore associato sono distribuiti nel modo seguente : 2 posti a Scienze biologiche, 6 a Scienze storiche e filosofiche, uno a Ingegneria civile e architettura, uno a Ingegneria industriale, 5 a Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico- artistiche, 5 posti a Medicina, uno a Scienze biologiche, 2 a Scienze matematiche e informatiche, uno a Ingegneria industriale, uno a Scienze agrarie, 2 a Scienze chimiche, 6 a Scienze economiche e statistiche, uno a Giurisprudenza. Quanto agli ordinari sono 24 i posti messi a disposizione dal concorso: 3 posti a Ingegneria civile e Architettura, 2 posti a Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, 4 a Ingegneria industriale, 3 a Scienze storiche, uno a Scienze agrarie e veterinarie, uno a Scienze matematiche, 5 a Giurisprudenza, uno a Scienze biologiche, uno a Medicina e 3 a Scienze fisiche. Esiste poi un terzo bando che permette di concorrere per 18 posti come ricercatore in tutti i dipartimenti.
In riferimento agli abilitati a rischio di fallimento, il Rettore Fabrizio Micari ha dichiarato: “Con la nuova programmazione triennale cercheremo di creare più opportunità possibili. L’abilitazione è una patente necessaria, ma purtroppo non direttamente correlata a una posizione di professore”. Nel prossimo futuro si troveranno perciò a concorrere vecchi abilitati, nuovi abilitati, abilitati locali e abilitati possibilmente provenienti da altre città italiane: in questo clima molti, pur di salvare il proprio titolo, potrebbero optare per concorsi provenienti da altri atenei.
Nel portare a termine il nuovo piano di assunzioni triennali, Micari assicura che ci si atterrà scrupolosamente al codice etico, facendo sì che dello scandalo parentopoli, quello che aveva infangato l’università di Palermo nel 2008, rimanga solo un brutto ricordo. “Se in un dipartimento si decide di bandire un posto– continua Micari- sono automaticamente esclusi dalla competizione tutti i parenti dei componenti dello stesso dipartimento fino al quarto grado”. Dunque per il futuro, l’università di Palermo ribadisce il suo voler mirare al merito e alla qualità.
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