Sono passati 34 anni da quel giorno. Ma i ricordi non sono sbiaditi. Anzi. Lo ricorda il capo dello Stato Sergio Mattarella con un lungo e commosso omaggio alla memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo.
Un concetto che riprendono tutte le alte cariche dello Stato e tutta la politica. “Il Prefetto Dalla Chiesa, pur consapevole dell’altissimo rischio cui si esponeva, ha portato avanti con tensione morale e determinazione una efficace lotta alle organizzazioni terroristiche e mafiose, animato dalla ferma volontà di sconfiggere la minaccia criminale allo Stato di diritto e alle Istituzioni. Il ricordo delle vittime di quel vile assassinio e di tutti gli attentati che hanno segnato con lutti e sofferenze la storia del nostro Paese – ha detto il presidente della Repubblica – deve vivere nell’agire quotidiano di istituzioni e cittadini, accomunati dall’impegno a contrastare, con atti concreti e ovunque si annidi, il terribile male della violenza, della sopraffazione, della mafia, del terrorismo. È necessario far prevalere la cultura dei diritti e del rispetto delle regole, e sostenere la coraggiosa azione di coloro che sono in prima linea a difesa dei valori di giustizia e di legalità, garanzia irrinunciabile di libertà e di convivenza democratica”.
“Le figure dei nostri morti, tutti, mi accompagnano sempre. Rimangono pietre miliari nella mia vita, mi aiutano ad andare avanti in quello che cerchiamo di fare per questo Paese e per la Sicilia”, ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo alla cerimonia di deposizione delle corone di fiori in via Isidoro Carini. A Palermo stamane è stato giorno della memoria. Alla commemorazione erano presenti oltre a Grasso anche il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, generale di corpo d’armata Tullio Del Sette, Rita, Simona e Nando Dalla Chiesa, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, il sindaco Leoluca Orlando, il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Simona Vicari, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, il questore Guido Longo, il prefetto Antonella De Miro, il rettore dell’Università di Fabrizio Micari.
“Da 34 anni ogni giorno siamo qui perché non possiamo dimenticare quello che il prefetto Dalla Chiesa ha fatto in Sicilia e quello che rappresenta – ha aggiunto Grasso – l’esempio di un uomo che ha saputo interpretare al massimo la lotta contro la mafia e che è riuscito, pur nel breve tempo in cui si è dedicato a Palermo e alla Sicilia, a individuare quelli che erano i punti nevralgici della criminalità mafiosa siciliana. “Erano quelli i terribili anni 80, iniziati – ha ricordato Orlando – con l’uccisione nei primi anni 70 del procuratore Pietro Scaglione, e proseguiti con la caduta di tanti uomini delle istituzioni che servivano lo stato e si trovavano contro uomini nei loro stessi palazzi alleati della mafia”. Subito dopo l’eccidio qualcuno posizionò un lenzuolo in via Isidoro Carini con la scritta “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. Ed oggi ricordando quell’episodio, Rita Dalla Chiesa, ha detto: “mi piacerebbe stringere la mano a chi mise quel lenzuolo. Non so neppure se sia stato un uomo o una donna. Ha poi osservato Del Sette: “Noi carabinieri abbiamo raccolto in pieno il testimone del generale e prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il generale è stato per 40 anni figlio, fratello, padre, genero, suocero di carabinieri”.
E sempre stamane in corso Vittorio Emanuele si è svolta la prima edizione della Festa dell’onestà, con un programma articolato nell’arco dell’intera giornata. La manifestazione è stata organizzata dall’associazione ‘Cassaro Alto’. Alle 12.15 è stata svelata la lapide in memoria del prefetto Dalla Chiesa a Villa Bonanno. E da Roma in un messaggio il presidente della Camera, Laura Boldrini ha affermato: “fu quello un omicidio che non riuscì a fermare il risveglio civile al quale l’azione del generale Dalla Chiesa aveva potentemente contribuito, quella volontà diffusa di ribellarsi al ricatto della criminalità organizzata che si espresse anche attraverso la nascita di tante associazioni e movimenti che affiancarono il lavoro di magistrati e forze dell’ordine”. Per la presidente della commissione antimafia, Rosy Bindi quella strage “ha rappresentato una delle tappe più dolorose della lunga e sanguinosa guerra delle istituzioni democratiche contro Cosa Nostra”.(ANSA)