Vi siete mai chiesti quanto l’ateneo che frequentate influenzerà il vostro futuro lavorativo? E, in particolare, se vi è una relazione tra il luogo in cui si consegue una laurea e lo stipendio che essa potrà garantire?
Da LiveUniCT di Daniele Di Stefano – Forse l’University Report 2016 redatto dal portale web Job Pricing, specializzato in tutto ciò che riguarda retribuzioni, paghe e stipendi, potrebbe fornirvi le risposte che cercate. La ricerca effettuata dal sito si è occupata, infatti, di raccogliere e mettere a confronto i dati statistici relativi agli stipendi medi dei laureati dei diversi atenei. I risultati sono sicuramente degni di attenzione.
Cominciamo con quello che sembra un po’ un luogo comune, ma, a giudicare dai dati, è, invece, una triste realtà: un’università privata assicura, mediamente, un futuro se non migliore in senso stretto, sicuramente più ricco rispetto a quello garantito da un’università pubblica. Centri di eccellenza come la Bocconi, la LUISS e l’Università Cattolica del Sacro Cuore permettono di ottenere, infatti, guadagni sostanziosi già ad inizio carriera con rispettivamente una retribuzione annua lorda di 34.637 euro, 31.184 euro e 32.048 euro.
Non bisogna però generalizzare, perché, seppure sia considerato un istituto statale, anche il Politecnico di Milano si piazza al top della classifica, con una prospettiva di guadagno di 32.936 euro. Per quanto riguarda altri atenei pubblici, l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata(31.018 euro) è l’unica che supera di poco una media che si attesta fra circa 30.500 e 29.000 euro, scendendo dal Politecnico di Torino(30.561 euro) fino all’Università degli Studi di Palermo(29.650 euro), e passando per la Federico II di Napoli(30.173 euro), l’Università degli studi di Pavia(30.064 euro), quella di Catania(29.928 euro) e Milano Bicocca(29.885 euro). Al di sotto di questa soglia ed in fondo alla classifica, troviamo, invece, alcune università del centro nord, come l’Università degli studi dell’Aquila(28.652 euro) e la Ca’ Foscari di Venezia(28.324 euro), ma soprattutto diverse università meridionali, come l’Università degli studi della Calabria(28.707 euro), quella di Napoli Parthenope(28.555 euro), Bari(27.906 euro), e infine, l’Università degli studi di Cagliari(27.348 euro) e quella di Messina(26.893 euro).
Questa carrellata di atenei e cifre conferma anche un altro trend abbastanza noto, ossia che mediamente un laureato di un’università del Nord Italia sarà più pagato, con una retribuzione annua lorda di 41.154 euro, poco più alta dei 40.271 euro di un laureato al Centro Italia, ma nettamente al di sopra dei 36.505 che toccano ai laureati del Sud Italia e delle isole.
Quello che, però, sancisce una netta disparità fra università pubbliche e private è il guadagno nel lungo termine. L’analisi di Job Pricing si è anche concentrata sulle statistiche relative agli scatti di carriera dei laureati. Così, per un laureato della LUISS, l’originario stipendio annuo di 31.184 euro si evolverà a 44.478 nella seconda fase della sua carriera, ossia tra i 35 ai 44 anni, arrivando a raggiungere, nella terza fase lavorativa, dai 44 ai 54 anni, la somma di 62.637 euro, con un aumento totale di ben il 101 %. Discorso analogo per i laureati provenienti dalla Bocconi, con un incremento di guadagno del 98% nel corso del loro percorso professionale, incremento leggermente minore(il 93%) per la Cattolica del Sacro Cuore. Si tratta di percentuali inarrivabili per un laureato dell’Università di Palermo, che dai 29.650 euro di inizio carriera, arriverà ai 54 anni con uno stipendio massimo di 47.369 euro e, quindi, un incremento di stipendio del 60%, lo stesso aumento che si prospetta per un laureato all’Università degli studi di Cagliari. Cifre ulteriormente in discesa per i laureati dell’Università di Milano Bicocca o di quella di Catania: se tutto va bene, essi potranno passare da un primo stipendio annuo lordo di circa 30.000 euro ad uno finale di circa 47.000, con un incremento totale del 58%. Infine, per i laureati dell’Università degli Studi di Roma Tre l’incremento si rivela un esiguo 48%, ossia da 29.921 a 44.420 euro.
Appare, in definitiva, evidente, come una carriera presso gli atenei privati e quelli del nord Italia, pur costituendo una spesa spesso significativamente maggiore in termini di tasse, servizi e costo della vita, si ripaghi in tempi più brevi. Infatti, se un laureato dell’Università di Messina, fanalino di coda della classifica, impiegherà 20,9 anni per riprendere il suo investimento formativo, per quanto riguarda le tasse, i laureati della Bocconi, della Cattolica e del Politecnico di Milano ci riusciranno in un periodo molto più breve che va dagli 11 ai 14 anni. Uno scenario sicuramente non molto confortante, che, ancora una volta, permette di rilevare come nel nostro Paese le disuguaglianze siano lungi dallo scomparire.