Del Reddito di emergenza si parla ormai da oltre un mese, ma ieri è stato annunciato ufficialmente da Conte in conferenza stampa. Il Rem entra a pieno titolo tra le numerose misure previste dal Decreto Rilancio, che punta alla ripresa del Paese dopo le settimane di chiusura.
Il sussidio andrà a sommarsi, quindi, al già esistente reddito di cittadinanza, di cui sarà, però, la sostituzione. Non sarà possibile, infatti, cumulare i due sostegni e chi gode dell’uno non potrà richiedere anche l’altro.
Una delle novità, rispetto alle notizie messe in campo nei giorni scorsi, è l’aumento dell’importo massimo dell’assegno, che passa da 800 a 840 euro per i nuclei familiari più numerosi. Il sussidio, a differenza dei 600 euro per P.IVA, sarà versato per l’intero nucleo familiare e non per il singolo.
Reddito di emergenza: a chi spetta
Per il Rem sono stati stanziati 55 milioni di euro, che andranno a sostenere quelle famiglie italiane in difficoltà che non usufruiscono di nessun altro sussidio.
La domanda potrà essere inoltrata entro la fine di giugno e potranno farne richiesta i nuclei familiari in possesso dei seguenti requisiti:
- Essere residente in Italia, la residenza deve essere accertata.
- Patrimonio mobiliare, con riferimento al 2019, inferiore a 10.000€. Questa soglia può essere oltrepassata di ulteriori 5000 euro per ogni componente del nucleo diverso dal richiedente, fino a un tetto massimo di 20.000 euro.
- Avere un reddito familiare inferiore all’importo del reddito di emergenza stesso.
- Isee non superiore ai 15.000 euro.
Limitazioni
Non potranno fare richiesta del reddito d’emergenza tutti quei nuclei che abbiano anche un solo componenti che abbia beneficiato di altri sostegni, contenuti nel decreto “Cura Italia”. Vale la stessa regolo per chiunque abbia in famiglia qualcuno che benefici di una qualsiasi forma di pensione, diretta o indiretta, eccezion fatta per l’assegno ordinario d’invalidità.
Non hanno diritto al Rem nemmeno i nuclei che abbiano almeno un familiare in stato detentivo o di lunga degenza in strutture ricettivo-sanitarie a carico dello Stato.