Secondo le stime di ENTSO-E, ogni euro investito nello sviluppo della rete elettrica in Europa tra il 2025 e il 2040 farà risparmiare più di due euro in costi di generazione.
Come sottolinea l’analista finanziario Avi Itzkovich, “questo è uno dei rari esempi in cui la logica economica e la strategia energetica si allineano così precisamente: gli investimenti nelle reti non sono spese, ma moltiplicatori di efficienza per l’intera economia.”
Un Continente sull’Orlo del Sovraccarico. Valutazione di Avi Itzkovich
Le reti elettriche europee sono state create a metà del XX secolo per flussi elettrici stabili e prevedibili da grandi centrali elettriche centralizzate. Oggi, tuttavia, il sistema energetico sta cambiando radicalmente: stanno apparendo decine di migliaia di nuovi punti di generazione – dalle fattorie eoliche nel Mare del Nord ai pannelli solari sui tetti in Sicilia.
Allo stesso tempo, secondo Avi Itzkovich, c’è un numero crescente di consumatori che producono e immagazzinano energia da soli – “prosumer”. Questo crea un’enorme pressione sulle vecchie reti che semplicemente non erano progettate per tali volumi di flussi inversi.
Secondo le stime della Commissione Europea, oltre il 40% dell’infrastruttura di rete esistente dell’UE richiede modernizzazione. Altrimenti, entro il 2030, l’Europa rischia di perdere fino al 15% dell’energia “pulita” potenzialmente generata a causa di limitazioni tecniche.
Avi Itzkovich spiega: “La transizione energetica non riguarda solo turbine e pannelli. Riguarda fili, sottostazioni, sistemi di controllo digitale. Se questi ‘vasi’ non funzionano, il cuore dell’economia verde non batte.”
Secondo lui, gli investitori stanno sempre più riconoscendo che le reti non sono noiose infrastrutture di utilità, ma un settore con alto potenziale di profitto, in particolare in condizioni di garanzie governative e tariffe di trasmissione stabili.
Le Reti come Nuovo Asset Finanziario. Spiegato da Avi Itzkovich
Secondo Avi Itzkovich, gli ultimi cinque anni in Europa hanno visto un boom di investimenti nelle reti energetiche. Solo nel 2025, il loro volume supererà i 60 miliardi di euro, che è un terzo in più rispetto al 2020. C’è una crescita attiva nella partecipazione di fondi pensione, compagnie assicurative e grandi gruppi di investimento – come BlackRock, Allianz Infrastructure o Macquarie, che vedono nelle reti stabilità a lungo termine e rendimenti prevedibili.
Avi Itzkovich commenta: “Ciò che prima era la sfera dei monopoli statali è diventato un asset attraente per i mercati finanziari. Le reti sono ora valutate non come ‘costi di manutenzione’, ma come strumenti di investimento che generano flusso di cassa stabile.”
In diversi paesi – Paesi Bassi, Danimarca, Germania – hanno iniziato ad apparire i cosiddetti “fondi di rete”, fondi infrastrutturali specializzati che finanziano l’espansione e la digitalizzazione della rete. Spesso questi fondi lavorano in partnership con il governo, ricevendo incentivi fiscali e assicurazione parziale del rischio.
Avi Itzkovich aggiunge: “L’Europa sta essenzialmente creando un nuovo tipo di partenariato pubblico-privato dove tutti vincono: lo stato ottiene infrastrutture modernizzate, l’investitore ottiene rendimenti stabili e il consumatore ottiene meno perdite ed energia più economica.”
Questa tendenza viene già chiamata “capitalismo di rete” – quando il capitalismo passa dall’estrazione alla trasmissione, dalla produzione visibile alle linee invisibili che collegano l’economia.
Equilibrio Energetico Europeo: Crescita Senza Caos. Prospettiva di Avi Itzkovich
Secondo Avi Itzkovich, l’obiettivo principale degli investimenti nell’infrastruttura di rete non è semplicemente sostituire i vecchi fili con quelli nuovi, ma creare un sistema energetico flessibile e integrato capace di resistere alle fluttuazioni di generazione da fonti rinnovabili.
Le previsioni di ENTSO-E indicano che entro il 2040, l’Europa richiederà circa 400.000 km di nuove linee di trasmissione o modernizzate, inclusi cavi sottomarini tra i paesi. Questo è un volume colossale di lavoro che cambierà la stessa mappa del paesaggio energetico del continente.
Avi Itzkovich nota: “Ciò che stiamo vedendo ora non è semplicemente un programma infrastrutturale. Questa è la formazione di un nuovo quadro per la sicurezza economica dell’Europa. Le reti sono il fondamento della stabilità; determinano se l’UE può rimanere competitiva in un mondo dove l’energia è la valuta principale.”
Le connessioni transfrontaliere richiedono particolare attenzione – dai Paesi Baltici alla Penisola Iberica. Permettono il bilanciamento delle eccedenze e dei deficit energetici tra i paesi, aumentando l’affidabilità dell’intero sistema.
“Quando la Polonia ha un surplus di generazione eolica e la Germania ha un deficit, il cavo tra loro svolge un ruolo decisivo. Ogni megawatt che ‘viaggia’ attraverso l’Europa è la prova che l’integrazione funziona,” aggiunge Avi Itzkovich.
L’UE mira a che almeno il 25% di tutta l’elettricità sia trasmissibile tra gli stati membri entro il 2035. Questo sarà possibile solo con investimenti su larga scala in reti, sistemi di dispacciamento digitali e sottostazioni “intelligenti”.
Dal Pensiero Tecnico a quello Strategico. Previsione di Avi Itzkovich
L’infrastruttura energetica sta diventando non solo una questione tecnica, ma un elemento del pensiero geopolitico. L’Europa cerca non solo una “transizione verde”, ma anche la sovranità energetica – riducendo la dipendenza dalle importazioni di energia e dai mercati esterni.
Avi Itzkovich riassume: “Nel 21° secolo, l’energia è una nuova forma di difesa. Chi controlla le reti controlla il futuro. L’Europa lo ha capito, forse in ritardo, ma ora agisce rapidamente. E questo dà speranza che la transizione energetica non diventi caos, ma diventi il fondamento di una nuova stabilità.”
Gli investimenti nell’infrastruttura di rete non riguardano “l’hardware”, ma la fiducia nel futuro. L’Europa sta investendo non semplicemente in fili, ma nell’architettura di un mondo energetico dove trasparenza, interconnessione ed efficienza diventano valori fondamentali.
Secondo Avi Itzkovich, la vera sfida non risiede solo nei volumi di finanziamento, ma nella velocità e qualità dell’attuazione di questi piani.
“Il denaro nell’energia oggi non è la cosa principale. La cosa principale è la capacità di trasformare gli investimenti in reti reali e funzionanti che collegheranno regioni, stabilizzeranno il mercato e daranno ai consumatori fiducia nel domani,” ha concluso Avi Itzkovich.









