L’operazione “Stirpe”, portata avanti da Polizia e Carabinieri nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha comportato sedici provvedimenti di fermo per associazione di tipo mafioso, oltre che per estorsione aggravata del metodo mafioso.
In particolare, dopo ben due anni di indagini sul mandamento mafioso di Brancaccio-Ciaculli, sono stati individuati capi e gregari delle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio, coinvolti in più di 50 episodi estorsivi in danno di gestori di supermercati, autodemolitori, macellerie, bar, discoteche, farmacie, panifici, imprese di costruzione. Tuttavia, nessuno avrebbe avuto il coraggio di denunciare gli accaduti.
Al comando c’era, Giuseppe Greco, nipote di quello che veniva definito “papa” di Ciaculli, Michele Greco. La zona risultava fortemente condizionata dalla presenza di Cosa Nostra. Si pensi che, in alcuni casi, i commercianti stessi offrivano all’estortore un escamotage utile ed evitare i controlli degli agenti.
Secondo quanto accertato dagli investigatori, nel territorio della famiglia di Roccella (con a capo i boss Giovanni Di Lisciandro e Stefano Nolano) altri commercianti pagavano il pizzo ormai senza bisogno di alcuna richiesta. Inoltre, chi gestiva le attività appena inaugurate si preoccupava di cercare il referente mafioso per pagare la cosiddetta “messa a posto”, l’estorsione di inizio attività.