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UNIPA – Non le permettono di allattare durante il test: candidata fa ricorso e viene ammessa

Penalizzata durante il test d’ammissione a Unipa perché doveva allattare il figlio, ha avuto da poco la sua rivincita, grazie a una sentenza.

Al centro del caso c’è l’Università di Palermo, che non ha permesso a una neomamma di svolgere la prova. La donna si era presentata al test di Logopedia di Unipa. Durante il concorso, aveva chiesto di potersi allontanare sotto sorveglianza della commissione per poter allattare il figlio di 6 giorni. Ma la risposta da parte dell’Ateneo non è stata positiva: le chiesero di scegliere tra il figlio e il test. La donna aveva quindi risposto in pochi minuti alle domande del test, per poi correre dal figlio. Il risultato non era stato per nulla positivo, considerando che la candidata aveva potuto sfruttare qualche minuto a fronte delle 3 ore disponibili per gli altri aspiranti logopedisti.

I fatti risalgono a settembre del 2014. La donna ha però ottenuto la sua rivincita, è difatti arrivata una sentenza importante dal Consiglio di giustizia amministrativa.

“La condotta dell’amministrazione non appare in linea con i principi di solidarietà sociale e di tutela della maternità. La tesi difensiva dell’università secondo la quale alla ricorrente non è stato impedito di allattare appare rigidamente formalistica se non addirittura ipocritamente sofistica”, si legge nella sentenza dei giudici. Una giudizio molto diverso da quello espresso dal Tar, che aveva invece appoggiato la decisione dell’Ateneo palermitano.

Decisiva per la sentenza del Cga la motivazione del ricorso della donna, che ha sottolineato di essere caduta “in uno stato di disagio e di stress”, dopo la decisione della commissione.

“Lo stato di puerperio comporta impegno e sforzo fisico e psicologico ed è compito dell’amministrazione, in aderenza al principio di eguaglianza espresso dall’articolo 3 della Costituzione approntare, nei limiti del possibile, ogni misura solidaristica per alleviare i gravosi maggiori oneri materiali e morali incombenti sulla donna”, spiegano i giudici nella sentenza.

La donna è stata ammessa in soprannumero al corso di Logopedia. Ma, al di là del lieto fine della vicenda, la sentenza pone questioni importanti relative all’allattamento delle donne.

Redazione

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