“Ho iniziato questo lavoro partecipando al bando del 1999 – dice Argiolas, 55 originaria di Cagliari – Dopo 12 giorni di protesta ho perso quasi sei chili. Facciamo come Marco Pannella, cioè prendiamo tre cappuccini al giorno e qualche tisana. Nel 2000, dopo il tirocinio, a Palermo ho cominciato a svolgere le funzioni di vice procuratore onorario fino al 2004, poi dall’anno successivo ho chiesto di fare il giudice onorario.
Avevo tentato di fare anche l’avvocato iscrivendomi al consiglio dell’ordine di Termini Imerese, ma non riuscivo a contemplare le due attività. A un giudice o a un vice procuratore onorario vengono affidati fascicoli da esaminare, trattare, istruire e definire, dunque, il carico di lavoro era troppo pesante da qui la scelta di cancellarmi dall’albo degli avvocati che comportava soltanto spese. E’ un lavoro molto faticoso portato avanti con grandi sacrifici ma a pochi soldi e senza tutele”. Per ore di lavoro in udienza i giudici onorari vengono pagati 98 euro lordi.
A Palermo 90 magistrati onorari in organico hanno aderito alla protesta e si sono autosospesi chiedendo i diritti che spettano a tutti i lavoratori. Denunciano la mancata stabilizzazione, l’assenza di contributi previdenziali, il mancato riconoscimento di ferie, malattia e maternità a fronte di un lavoro che per la legge doveva essere di semplice sostituzione del magistrato ordinario impedito alla trattazione dell’udienza, mentre nella realtà si affidano ai giudici onorari i compiti tipici del togato, dicono. Vincenza Gagliardotto ha perso 3 chili alimentandosi soltanto con tre cappuccini, tisane con zucchero e miele.
“Anche io sono avvocato, ho fatto oltre vent’anni fa questa scelta e da allora con sacrifici enormi mi dedico a questo lavoro, siamo precari della giustizia. Alla nostra protesta – dice – per la prima volta viene dato un riscontro politico immediato.
Ringraziamo la commissione giustizia del Senato, che su proposta del presidente Andrea Ostellari, ha approvato la richiesta di sollecitare il Governo alla risoluzione con decretazione d’urgenza della nostra, previa autorizzazione della presidenza del Senato alla trattazione in deroga. Il governo ha promesso il suo impegno, speriamo nella definizione in tempi brevi”. (ANSA)